La visita ortottica consente di individuare precocemente, in tenera età, eventuali problematiche legate alla vista
come i difetti visivi (o refrattivi, come miopia, astigmatismo, ipermetropia), disturbi della visione binoculare e strabismo. Una diagnosi tempestiva è fondamentale per prevenire complicazioni a lungo termine.
Il primo screening visivo è raccomandato intorno ai 3 anni di età, quando il sistema visivo del bambino è ancora in fase di sviluppo. Il secondo screening dovrebbe essere effettuato intorno ai 6 anni, prima che il bambino inizi la scuola primaria, per identificare eventuali problemi visivi che potrebbero interferire con l’apprendimento e lo sviluppo scolastico.
La visita ortottica è un esame specialistico che ha lo scopo di valutare la capacità visiva del paziente, individuare la presenza di occhio pigro (ambliopia), analizzare eventuali disordini legati al movimento degli occhi e alla visione binoculare (capacità di percepire la profondità), e definire le modalità di trattamento più appropriate.
Questo tipo di visita viene effettuata da un ortottista e assistente in oftalmologia, un professionista sanitario che si occupa di prevenire, diagnosticare e riabilitare le problematiche visive sopra citate. In molti casi, l’ortottista lavora in sinergia con altri specialisti come gli oculisti, per garantire un trattamento completo ed efficace.
In passato, le visite ortottiche erano incluse tra i controlli offerti dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), permettendo ai pazienti di accedere facilmente a diagnosi e trattamenti per diverse problematiche visive. Tuttavia, negli ultimi anni, questa prestazione è stata esclusa dalle prestazioni gratuite del SSN. Nonostante ciò, la visita ortottica rimane un passaggio fondamentale per la salute degli occhi, essendo utile a tutte le età, ma rivestendo un’importanza particolare nei bambini, dove può rappresentare il primo screening visivo.
COME AVVIENE UNA VISITA ORTOTTICA?
Durante la visita, viene innanzitutto effettuata un’anamnesi accurata. L’ortottista raccoglie informazioni sulla storia visiva del paziente, esplorando eventuali sintomi come affaticamento visivo, mal di testa, difficoltà a concentrarsi su oggetti lontani o vicini, nonché la storia familiare di problemi oculari e altri dettagli rilevanti.
Successivamente, si procede con il test dell’acuità visiva, durante il quale viene valutata la capacità del paziente di riconoscere lettere e numeri (negli adulti) oppure, nei bambini, simboli e le “E” di Albini.
A cura di:
Dott.Filippo Incarbone, Medico Chirurgo, specialista in Oftamologia oculistica
Dott.ssa Alessia Genoni – Ortottista Assistente di Oftalmologia